“Chi mi ha incaricato di scrivere questo libro? Dio? Il diavolo? (Quale con la minuscola e quale con la maiuscola?) Una combinazione dei due? Un arcangelo colto e bibliofilo? Niente di tutto ciò. Per quanto ne so, un’entità più rispettabile: il caso.
Scrivo allora dalla mia stanza dopo una passeggiata vespertina. Scrivo con rabbia, senza pietà per la mia stilografica, e faccio loro pensare che la cronaca dei fatti sia romanzo. Che la realtà sia finzione. E loro credono (ne sono assolutamente convinti) che la finzione sia innocente.”
Cosa fanno le Camicie brune nel cuore della foresta messicana? Chi gli ha ordinato di assalire le comunità indigene del Chiapas? Il ministro degli interni sa che la sua amante è una spia nazista? Perché i sommergibili del Terzo Reich si aggirano nelle acque del Mar dei Caraibi? Quali rapporti legano le sette esoteriche messicane a Hitler? Cosa c’entra il pennacchio di Montezuma con lo scettro di Carlo Magno, la lancia di Antiochia e una misteriosa piramide Maya?
Questo scenario particolarmente intricato riunisce, dopo vent’anni, i quattro amici già protagonisti de L’ombra dell’ombra. Questa volta però, oltre alla corruzione della classe politica messicana, dovranno vedersela con una macchinazione internazionale che mira a portare il Messico nell’orbita dell’Asse.
Mischiando personaggi reali e fittizi Paco Ignacio Taibo II crea una girandola vertiginosa, un miscuglio agrodolce di sentimenti ed emozioni realizzando una perfetta sintesi tra noir, thriller e romanzo storico.
Come Dashiell Hammett, Taibo II non si limita a combattere l’ordine costituito, ma lo condanna. Un colpevole alla volta. Questo è un indizio del suo talento. A differenza di altri scrittori di thriller, Taibo II ha la sensibilità del vero romanziere e il taccuino di un giornalista.
– The New York Times