“Se condivideremo sempre la memoria potrò continuare a riempire io la tua, alimentare il tuo fantasma di ricordi, prolungare il tempo che hai lasciato nel mio che continua a scorrere.”
Un uomo si sveglia con una domanda che si ripete nella sua testa ininterrottamente per tre ore: cosa ho sognato? Perché mi sono svegliato chiedendomi chi sono? Tre ore sono il tempo della narrazione di questo romanzo, tre ore di ricordi, di memoria, tre ore che si dilatano nella mente del protagonista e nella percezione del lettore. I ricordi sono istantanee che continuamente si sovrappongono, si mescolano e si intrecciano come nemici che si abbracciano. Fra tutte le immagini che popolano la mente del narratore, quella del fuoco costantemente ritorna a far presagire una tragedia. Monge, grazie a una scrittura che è poesia e prosa assieme, emoziona e coinvolge il lettore lungo le pagine di questo splendido romanzo che racconta un’assenza.
Morire di memoria condivide con romanzi come Pedro Páramo o Finnegans Wake l’ossessione per la morte e per il linguaggio e si colloca significativamente sulla loro scia. Uno di quei romanzi che incidono nella parte più oscura dell’anima e non si accontentano di sedurre un lettore tiepido o distratto – El País