Da qualche parte al di là dell’oceano, negli anni della conquista e dell’esplorazione delle Indie, un mozzo di quindici anni viene catturato da una tribù di indios. Scoprirà subito che sono cannibali ma che lui, a differenza dei suoi compagni, non è destinato alla graticola. Anno dopo anno la sua cattività si prolunga, monotona e tranquilla, mentre davanti ai suoi occhi si dispiegano gli usi, i costumi e la visione del mondo di quegli indios. Lui riferisce tutto fedelmente al lettore, minuzioso nei particolari, anche i più inquietanti, anche i meno comprensibili. Poi un giorno, all’improvviso, gli indios lo mettono su una canoa carica di regali e lo abbandonano alla corrente; più tardi una nave lo raccoglie. Solo con il passare del tempo, però, quel mozzo capirà le ragioni di quella strana avventura e, alla fine della sua lunga vita, potrà finalmente portare a termine ciò che gli indios si aspettavano da lui.
Saer è uno dei migliori scrittori in qualsiasi lingua, e la sua opera – come quella di Thomas Bernhard o Samuel Beckett – si colloca al di là delle frontiere, in quella terra di nessuno che è il luogo stesso della letteratura. – Ricardo Piglia
Il romanzo di Saer si addentra negli spazi bui del mondo fisico e dell’animo umano combinando l’inquietante ambiguità metafisica di Borges con le descrizioni sensuali di Graham Greene. – The Washington Post
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