“Alla fine era nuda, con il vento che si aggrovigliava nei capelli facendoli ballare come le vipere di Ofidia. Il cielo mi schiacciò. La casa non aveva ancora il tetto e il cielo ci si era infilato dentro. Mi buttai pancia all’aria, con le zampe tese per reggerlo. Allora apparve la luna. La pelle di Lala, le pareti bianche… tutto si tinse di blu. Non era la luna di Buenos Aires, non era neanche la luna della casa di Charo. All’improvviso, non era né notte né giorno.”
Lala è una ragazza di Buenos Aires, nata e cresciuta in una famiglia borghese e perbenista. Il padre, Brönte, è uno scrittore affermato ma anche un uomo estremamente egocentrico che non ha nessun rapporto con la figlia. La madre Sasha, invece, ha un solo interesse nella vita: lo studio dei fiori di Bach e le religioni orientali. In questo fragile equilibrio irrompe la Guay, una bellissima ragazza paraguaiana, che viene assunta come cameriera dalla famiglia Brönte. Le due ragazze si guardano, si ascoltano, si studiano fin quando l’amore e la passione travolgono ogni barriera sociale e culturale: sognano di fuggire insieme in Paraguay, lontane dal conformismo e dalla solitudine. Ma la storia si complica quando dalle acque del lago azzurro di Ypacaraí riaffiora un passato misterioso e con esso la leggenda del bambino pesce.
Una struggente storia d’amore tra due adolescenti, una fiaba nera sullo sfondo della frenetica Buenos Aires e del magico lago di Ypacaraí.