“Aprire un libro come si apre un armadio. Meglio: aprire un armadio come si apre un libro. Scrivere un vestito perduto, dimenticato, farlo uscire da quel guardaroba così oscuro, guardare ciò che è stato nel suo ordinario e nel suo straordinario.”
Bauli di famiglia, vecchi armadi, cesti di vestiti, ognuno dei quali è custode di ricordi, del susseguirsi delle mode e delle stagioni. Vestiti odiati, amati, usurati o più semplicemente passati di moda che come una seconda pelle ci appartengono e ci definiscono, che sopravvivranno al nostro corpo, continuando a raccontare la nostra vita anche dopo di noi. Tessuti naturali e sintetici, colori sgargianti o sobri, tra la trama e l’ordito si depositano scampoli di una storia, personale e collettiva, che raccontano i momenti che più ci hanno segnato: i primi amori, l’impegno politico, i viaggi. Con un’ironia arguta e una profonda sensibilità cosmopolita Jane Sautière apre le ante del suo guardaroba per regalarci un memoir raffinato e originalissimo e ripercorrere le tappe di una vita in bilico tra Occidente e Oriente, dove convivono i ricordi lontani di una fattoria bretone, l’infanzia – a piedi nudi – in Iran, lo spaesamento e la spensieratezza della giovinezza in Cambogia, il fascino fugace di un vestito rosso per le strade di Parigi.
Jane Sautière riesce nell’impresa sorprendente di dare vita agli abiti, alle scarpe, alle sciarpe, alle calze, ai cappelli, a tutti i tessuti di cui siamo stati avvolti, dal primo giorno fino all’ultimo. — Andrea Marcolongo, TTL
Un inventario sentimentale sul senso e sulla magia dei vestiti. — Les Inrockuptibles
- La città delle donne - Sara Durantini 31/01/2022
- Elle - Jane Sautière 28/09/2019
- Mangialibri - 31/01/2019
- F - 30/01/2019
- Il fatto Quotidiano - Vins Gallico 18/12/2018
- Vanity Fair - Alessandra De Tommasi 06/12/2018
- La Repubblica Palermo - Angelo Di Liberto 13/12/2018
- TTL La Stampa - Andrea Marcolongo 23/10/2018