"E una specie di rimorso s’impossessò di me, rimorso per non essermi mai lanciata nella vita, felice di abitare in un mondo fondato sulla sicurezza di verità prevedibili, sulla tranquillità di un cammino senza ostacoli, senza incertezze, senza turbolenze, ma anche senza colore, senza allegria, senza passione. Ero felice, mi chiedevo, e non sapevo rispondere, perché avevo rinunciato da tempo all’idea di felicità in nome della soddisfazione di alcune modeste aspirazioni."
Dopo un capodanno desolante e una vita trascorsa in giro per il mondo a cancellare le proprie orme, nel vano tentativo di dimenticare di non avere un luogo al quale fare ritorno, Dório Finetto decide di scrivere la sua autobiografia, ma ben presto si rende conto che la sua vita non è stata altro che un attento esercizio d’ascolto. Per scrivere il proprio passato non può, quindi, che raccontare le vite degli altri, richiamando alla memoria i tanti e spesso casuali e fugaci incontri che nel corso degli anni si sono susseguiti. Da Beirut a Buenos Aires, passando per Nordestedt, Montevideo e Dili, Dório Finetto ripercorre, così, la propria esistenza, guardandola riflessa nelle vite, sospese come ponti sull’abisso, di quanti ha saputo ascoltare.
Ruffato è uno dei più bravi narratori latinoamericani di oggi. - Goffredo Fofi, Internazionale