“Entrambe le celle, quelle degli uomini e quelle delle bestie, sono l’una accanto all’altra, e gli odori, a volte, li accomunano. Solamente le voci da una parte e i muggiti dall’altra distinguono gli uomini dai ruminanti.”
Edgar Wilson è uno storditore, suo è il compito di tramortire gli animali prima che siano abbattuti. È un lavoro duro quello di Edgar, sempre a contatto con la morte e con il sangue. Ma quando guarda negli occhi imperscrutabili dei bovini e ci vede il suo riflesso, sente un’improvvisa pietà per quelle bestie che lo spinge a vibrare il colpo di mazzetta con estrema precisione, per evitare che soffrano inutilmente. Il mattatoio è un luogo oscuro e maleodorante, dove lavorano persone ai margini della società che svolgono un compito ignorato da tutti. Uomini e bestie, vittime e carnefici, sono tutti ammassati in spazi angusti, così vicini che è difficile distinguere l’uno dall’altro. Questa vicinanza rivela come il sacrificio delle bestie non sia altro che una rappresentazione metaforica dei lavoratori sfruttati. Sono tutte vite senza valore. Diretto e contundente come il colpo che stordisce gli animali, Di uomini e bestie s’inoltra in un territorio aspro che preferiamo ignorare, tra i bassifondi della cultura del fast food portandoci nel retrobottega violento della nostra civiltà.
Impossibile resisterle: Ana Paula Maia si nutre di Dostoevskij e ci restituisce Tarantino. — Rolling Stone