La parola ai librai: “Il tarlo” di Layla Martínez

I librai di tutta Italia raccontano e consigliano Il tarlo di Layla Martínez, in un bellissimo invito alla lettura collettivo.

 

“Sono rimasta folgorata da Il tarlo. C’è tutto: la fiaba, la Storia, il genere, la lotta di classe, la memoria, il desiderio di una vita diversa. Un ritmo che non permette di prendere fiato, una casa che neanche noi abbandoneremo più.” 

Stefania Bellitti, Libreria Gulliver

 

“Layla Martínez ci fa scoprire che i luoghi sono vivi, con personalità a volte dispettose a volte crudeli. Ne Il Tarlo scopriamo che le mura di una casa, per troppo tempo costretta a respirare i rancori e i segreti dei suoi abitanti, possono decidere di ribellarsi e dare voce alle oscurità a cui sono state costrette ad assistere. Un libro feroce e bellissimo, “perturbante” nel senso profondo, freudiano, di unheimliche, familiare eppure sinistro, vicino eppure terrorizzante.” 

Eleonora Tassoni, Libreria Rinascita

 

“Un romanzo dallo stile estremamente originale e dalla trama incalzante che ci tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina. Il tarlo è il tormento legato a due temi femminili: quello della famiglia, trappola malvagia sia per i vivi che per i morti, e quello della casa, che guarda e, guardata, risponde.”

Mariella Cioffi, Libreria Passaparola

 

Il tarlo mi ha tenuto incollata alle pagine.” 

Martina Dimastromatteo, Verso Libri

 

“Ho letto questo romanzo tutto d’un fiato, una pagina dietro l’altra, come se fossi stata catturata anch’io da quel tarlo che la fa padrone, consapevolmente, nelle vite dei personaggi. Il tarlo ti cattura, ti trascina con sé in un gioco di luci e ombre, di passato e presente, di santi e stregoneria, illuminato da uno sfondo culturale e religioso che si presta alla perfezione alla storia.” 

Francesca, Ubik – Monterotondo

 

“Un romanzo a due voci, quelle di una nonna e di una nipote, prigioniere di una casa. Un omicidio, gli spettri e i santi e un senso di claustrofobia costruiscono un libro che non è un giallo ma che, con i meccanismi del romanzo gotico e con un ritmo incalzante e ossessivo, parla di famiglia, di donne, di violenza e di povertà e ovviamente, d’amore.”

Chiara De Marco, Libreria Periferica  

 

“Le case che abbiamo abitato sono infestate dai nostri fantasmi, ma è soprattutto il rancore che ne impregna le pareti e ne riempie le stanze.”

Laura Motzo, Ubik Irnerio

 

“Il linguaggio, la scrittura, è scrittura da nemesi molto bella. Il lettore è di qua dal muro con le protagoniste, costretto a sentire tutte le presenze, a diventarne intimo perché le descrizioni degli spiriti sono efficacissime. A vivere in quella casa di sepolti vivi e di morti che passano tra stanze disperate, e ricordi appiccicati ai muri come urli rimasti lì incastrati. Qui casa è uguale a mondo.”

Silvia Rubes, Ubik Roma, Pontedera

 

“In un susseguirsi di sparizioni e apparizioni, pettegolezzi e ipocrisie, ombre di defunti che chiedono di essere placate come bocche affamate, Il tarlo è un romanzo sulla violenza di genere e di classe che ci induce a riflettere sul sottile distinguo tra vendetta e rivalsa.”

Giulia Cervone, La Confraternita dell’uva  

 

“Un romanzo che si legge quasi come un giallo, ma che in realtà è l’analisi lucida e spietata del ruolo del denaro e del potere nei rapporti tra le persone. Tutte e tutti comunque vittime, circondate da santi, morti, ombre, case che vivono e imprigionano nella migliore tradizione del realismo magico latino, con echi di Garcia Marquez, Isabel Allende, Reinaldo Arenas.”

Luca Possenti, Libreria Pagina 272

 

“Uno dei romanzi più interessanti che abbia letto negli ultimi mesi. Un romanzo dai tratti surreali, un gotico dai tratti femminista. Al centro c’è una casa, le cui abitanti parlano con le ombre e le sante, riescono a ottenere favori da delle forze soprannaturali. E c’è una trilogia di voci: quella della nonna, della madre e della figlia e dei destini che si intrecciano man mano che la casa letteralmente digerisce e fa sparire gli uomini che tentano di abitarla e sulla quale tentano di imprimere la loro forza maschile. È un romanzo bellissimo e voi dovete assolutamente farvi ipnotizzare da questa scrittura incredibile.

Chiara Condò, Libreria Il Pensiero Meridiano

 

“Un romanzo gotico dal ritmo serrato e incalzante, o se vogliamo una fiaba oscura, feroce e spietata che si fa leggere tutta d’un fiato.”

Elena, Libreria I libri di Elena  

 

“L’altro giorno mi sono tolto il tarlo, ma le sue ombre hanno continuato a perseguitarmi al punto che l’ho ricominciato da capo, posso solo dire che la trappola ha funzionato, ho trovato un ottimo rifugio in questo romanzo di una crudeltà lucida. Se avete già letto tutto il resto, “se la giornata, la settimana o persino gli anni vi sono piombati addosso”, allora toglietevi il tarlo ed entrate in questo libro.”

Roberto Novaresio, Libreria L’angolo Manzoni

 

“Nessun posto è come casa, anche quando la casa non ti lascia andare, anche quando la casa ti entra dentro, insieme ai suoi fantasmi, alle sue ombre e ai suoi santi… E tu ti fai abitare accogliendo il loro rancore.
Il tarlo di Layla Martínez ti attanaglia alle sue pagine in una realtà cupa e senza via di uscita, raccontandoti la miseria, l’odio e la violenza di genere.”

Celia Manzi, Libreria I Baffi

 

“Il tarlo ti scava dentro e ti rovina la vita, piano piano, lentamente.
Il tarlo ti imprigiona in un vortice di invidia e di rancore che ti seppellisce vivo tra le quattro mura di casa.
Il tarlo ti squassa e ti scassa nell’attesa della tua rovina.
Il tarlo lo dovete leggere […] Credetemi, dopo averlo letto gli armadi non saranno solo più armadi…
Libro consigliatissimo, libro da non perdere e spero di avervi messo il tarlo della lettura..”

Libreria Nisa

 

“Il tarlo è scritto con uno stile coinvolgente e suggestivo, crea un’atmosfera cupa e angosciante nonostante i paesaggi assolati. L’autrice usa tutti gli elementi tipici del genere gotico: la casa infestata, il passato oscuro, il mistero, il terrore, il soprannaturale. Al tempo stesso, è anche una riflessione sulla violenza di genere e di classe, sulle conseguenze della guerra e della povertà, sulle ferite che non si rimarginano. Come un tarlo che continua a scavare.”

Benedetta – Hellisbook

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